
Secondi che durano un’eternità
Carissime amiche e carissimi amici Rotariani del Distretto Metropolitano di Milano, vi scrivo all’alba di un nuovo anno rotariano che – apertosi con un evento inatteso – ha già saputo mostrare al mondo intero la straordinaria solidità e prontezza della nostra organizzazione.
Di fronte a un’improvvisa necessità di cambiamento, i vertici del Rotary International hanno reagito con una rapidità e una decisione che dovrebbero renderci orgogliosi.
Solo poche ore dopo le inaspettate dimissioni del Presidente Internazionale Mario Cesar Martins de Camargo, è stata indicata una nuova guida sicura e autorevole nella persona di Francesco Arezzo. E il nostro orgoglio è doppio, perché un italiano torna a ricoprire il ruolo più alto del Rotary, 25 anni dopo l’indimenticabile presidenza del “nostro” Carlo Ravizza, socio del Rotary Club Milano Sud Ovest. Questo non è un semplice cambio al vertice; è un’iniezione di fiducia e di energia che, partendo proprio dal nostro Paese e dal nostro vissuto, si irradia a tutto il mondo rotariano.
È con questo spirito rinnovato che ci immergiamo nel primo tema del nostro anno, un tema che ci riporta all’essenza del nostro servizio: la Salute Materna e Infantile.
Lasciate che vi racconti una storia. Una storia che non ha il sapore dolce di una favola, ma quello metallico della paura.
La storia di Amina.
Immaginatela: diciannove anni; il suo mondo è un pugno di capanne strette tra una terra arida e un cielo implacabile. Amina è incinta e il tempo stringe.
La vita che porta in grembo non è solo una gioia, è un bersaglio, perché nel suo villaggio un’ombra si allunga su ogni culla: la morte per cause prevenibili. Amina è sola, armata solo di riti antichi contro un nemico fatto di emorragie e infezioni.
Una mattina, un suono innaturale rompe il silenzio: il motore di un fuoristrada bianco, con la nostra ruota sulla portiera. Da lì scende un’ostetrica formata grazie a un progetto Rotary.
Non offre miracoli, ma competenza.
Arriva la notte del parto. La lotta è estenuante. Finalmente, la bambina viene al mondo. Ma c’è un silenzio agghiacciante. La piccola non respira. Il panico gela l’aria. L’ombra sta per vincere.
Ma l’ostetrica non si arrende.
Con gesti rapidi e precisi, interviene. Secondi che durano un’eternità.
Poi, un colpo di tosse. Un vagito. E infine, un pianto forte, rabbioso, un urlo di vittoria che squarcia il buio. Amina stringe a sé sua figlia. L’ha chiamata Hope, ovvero Speranza.
Vedete, la storia di Amina non è solo un racconto sulla salute. È un microcosmo di tutto ciò che è il Rotary. L’intervento medico rientra nelle aree “Prevenzione e cura delle malattie” e “Salute materna e infantile”. Ma la formazione dell’ostetrica è “Educazione di base e alfabetizzazione”. L’acqua pulita che usa nella clinica è “Acqua e servizi igienici”. La possibilità per Amina di crescere sua figlia in una comunità stabile è “Sviluppo economico comunitario” e “Promozione della pace”. E tutto questo è possibile solo in un “Ambiente” sano.
Ogni nostra area di intervento era lì, in quella capanna, a lottare per Speranza.
Nel nostro Distretto, le ‘Amina’ possono avere volti diversi. E so di parlare a un Distretto già straordinariamente attivo.
E, guardando solo agli anni più recenti (col rischio concreto di dimenticare qualcosa), penso al supporto vitale che alcuni nostri Club hanno garantito alle Terapie Intensive Neonatali. Penso alla concretezza del progetto “Scuole Materne Sicure”; penso al cuore grande dimostrato da diversi altri club nel sostenere realtà come la “Fondazione Arché” e “La Nostra Comunità”.
Su questa solida base, vi chiedo di continuare a costruire.
Ma con una nuova ambizione.
Siamo l’unico Distretto Metropolitano d’Italia, quello di Milano, il cuore pulsante di tante energie. Ma un cuore, per battere con la massima forza, deve avere tutte le sue parti che si contraggono all’unisono. Per questo, il mio appello più grande per quest’anno è questo: facciamo squadra.
Uniamo le forze.
Invece di disperdere le nostre preziose risorse in tanti rivoli, pur lodevoli, osiamo pensare in grande. Identifichiamo insieme pochi, grandi progetti distrettuali dove la potenza di tutti i nostri club possa convergere, creando un impatto che nessuno di noi, da solo, potrebbe mai sognare.
Diventiamo un Distretto che eccelle non per quanti progetti realizza, ma per quanto profondo è il segno che lasciano.
Trasformiamo la nostra energia pulsante in un’unica, potente onda d’urto di service.
Dimostriamo di non essere solo tante singole pietre, ma la montagna di solidarietà su cui la nostra comunità può contare.
Sempre.
Questo è il nostro primo passo.
Il filo che ci unisce, da oggi ci accompagnerà per dodici mesi.
Vi auguro un magnifico inizio d’anno rotariano.
