Da un manager esperto in marketing ci saremmo aspettati di avere una lezione della sua materia professionale, invece no: abbiamo ascoltato una piacevole e interessante conversazione su Milano, la sua evoluzione urbanistica e i suoi grattacieli.

Nell’ ultimo secolo Milano ha subito grandi cambiamenti: dalla centrale elettrica di Santa Radegonda a due passi dal Duomo, dalla riqualificazione del Bottonuto luogo malfamato nei pressi dell’ attuale via Larga, per arrivare al riutilizzo delle aree industriali dismesse. Basta citare il caso della vecchia Fiera, delle Varesine e di Porta Nuova. Però non ci si è limitati ad una semplice nuova riorganizzazione urbanistica, ma di un nuovo concetto di sviluppo. La città, che nel secondo dopoguerra si era sviluppata orizzontalmente a macchia d’ olio, ha acquistato una più rilevante dimensione verticale, lasciando spazio a giardini e spazi pubblici. Di qui la costruzione di grattacieli come “punto di riferimento”, un “punto che si vede” e da cui si “guarda il mondo”.

A differenza dell’opinione comune, i primi grattacieli non sorgono a New York, ma a Chicago come attività commerciale, per vendere spazi razionali ed efficienti. A New York invece prevale l’ aspetto di immagine dell’ azienda come potere economico e visibile.

Anche a Milano, culla del Futurismo, negli anni ’20 si inizia a pensare ad un nuovo modo di costruire, ad una nuova concezione dell’ abitare. Nel secondo dopo guerra si ha un vero boom di nuovi edifici, quando la nuova borghesia si identifica con la costruzione “moderna”.

Torre Velasca e Pirellone a confronto.

Con numerose foto il nostro oratore ha mostrato l’ evoluzione delle forme e degli stili dei grattacieli milanesi. Dalla Torre Viscosa al Centro Svizzero, dalla Torre Branca (il grattacielo di piazza Repubblica) al Grattacielo Pirelli, alla Torre Velasca, alla Torre Galfa. Un cenno è stato dedicato al Palazzo della Regione ed in particolare al Palazzo Unicredit che non solo si inserisce in un contesto urbanistico di aggregazione, ma unisce la vecchia zona di Porta Nuova e il rione “Isola” (Isola perché una volta era isolata dal centro storico).

Come ha fatto notare il nostro oratore, la sua guglia terminale che domina piazza Gae Aulenti richiama la guglia principale del nostro Duomo.

Non poteva mancare in fine una nota sulle Tre Torri di Milano City, sul Bosco Verticale e sui palazzi in costruzione nella zona Garibaldi.

In definitiva abbiamo fatto un bel viaggio nel tempo nella nostra città e anche un milanese come il sottoscritto ha imparato cose nuove.

Complimenti al nostro Ospite che ha saputo coniugare piacevolmente annotazioni tecniche, aspetti socioculturali e notizie storiche.