Una ventata di femminilità intelligente all’insegna della sostenibilità, tema scelto per l’anno dal nostro Presidente.

Oggetto della conversazione della serata è stato quello dei negozi di quartiere che rendono viva e vivibile la nostra città. Parliamo di PMI che operano nel nostro tessuto sociale, sono fonte di reddito per famiglie, pagano tasse sul territorio, supportano l’idea più creativa e operosa del made in Italy nello stadio finale, cioè nell’assistenza all’acquisto.

Si è parlato di chilometro zero per gli acquisti.

I negozi diventano caratteristici della zona. Le città sarebbero infatti spente, i quartieri dei dormitori senza negozi.

Facendo shopping o solo passeggiando sui nostri marciapiedi riscopriamo la socializzazione, il gusto, il piacere di stare assieme, di liberare la fantasia e i sogni. Negozi storici resistono ancora oggi, nonostante il ciclone e-commerce, proprio per l’esperienza positiva che sanno offrire e che si trasmette grazie al passaparola, anche in chiave 2.0, grazie agli strumenti digitali.

Sorgono app e siti da affiancare all’esperienza di acquisto, che è fatta di relazioni e di emozioni. Utilizzare i negozi cittadini significa adottare lo slow fashion. Con questo termine, che tradotto significa “moda lenta”, viene indicato un diverso approccio al consumo volto ad acquistare abbigliamento anzitutto creato per durare nel tempo, poi lavorato da una manodopera pagata in maniera equa e realizzato con materiali di qualità ed eco-sostenibili.

La fast fashion, diversamente dalla slow fashion, non fa altro che alimentare la tendenza dell’usa e getta. L’abbigliamento è stimato come secondo solo al petrolio tra le cause di inquinamento.

Dopo l’era dei grandi magazzini, negli ultimi tempi, ed in particolare durante i mesi di lockdown, tante persone hanno cambiato le proprie abitudini, di consumo e di acquisto. Secondo un’indagine sono stati più di 8 milioni gli italiani che hanno riscoperto le attività di vicinato.

I negozi locali sono una risorsa per il territorio, portano bellezza, ricchezza culturale, i quartieri vivi sono anche più sicuri. La pandemia di covid-19 ha portato ai piccoli negozi di quartiere due nuovi strumenti: l’home delivery e il marketplace. Tali strumenti permetteranno a queste attività di stare al passo coi tempi.

In realtà molti piccoli negozi più o meno consciamente stanno applicando i principi del digital marketing. Tuttavia il negoziante ha però un vantaggio rispetto agli e-commerce: conosce il territorio ed è in grado di instaurare con i clienti un rapporto di fiducia. I negozianti dovranno inevitabilmente elaborare nuove strategie: non sarà più il cliente a dover entrare in negozio, ma sarà il negoziante a dover migliorare le strategia di comunicazione per attirare il cliente.

Manola è solo un esempio, simpatico, di quanto stiamo raccontando e di cosa noi ragazze del Rotary abbiamo sperimentato. Manola si definisce un’artista di strada. Il suo è un atelier nel senso letterale un laboratorio creativo. Ha infatti una sartoria e il suo negozio affaccia sul marciapiede di via san Pietro all’Orto, con la sua luce. E con la strada scambia luce, colore e calore.