Mi è stato chiesto di riportarvi le mie impressioni sul congresso distrettuale cui ho preso parte lo scorso fine settimana. Lo faccio con molto piacere, anche se non sarà facile sintetizzare in poche righe la cronaca di una giornata così intensa e ricca di spunti di riflessione.
Tante infatti erano le domande e le curiosità che mi frullavano in testa prima di arrivare alle porte dell’Università Statale di Milano. L’unica certezza è che probabilmente sarei stato io il più giovane partecipante in termini di anzianità rotariana a quel consesso. Io, ammesso al Rotary pochi giorni prima e che in quel giorno facevo il mio debutto ufficiale da socio fuori dal club.
Non vi nascondo che sulle prime, dando una scorsa al programma della giornata, mi ero immaginato un evento che avesse una valenza più celebrativa che di sostanza, con quel cerimoniale ormai consolidato fatto di saluti delle autorità e di interventi delle più alte cariche istituzionali. Ero pronto ad ascoltare sprofondato nelle poltroncine dell’aula magna le prolusioni di rettori, assessori e di quanti erano stati invitati ad intervenire sul palco. Avevo preventivato financo la possibilità di starmene da una parte in fondo alla sala a bere il mio caffè mentre i decani conversavano amabilmente tra loro. Invece…
Invece (come del resto era già successo la prima volta che sono entrato in contatto con il Rotary) mi sono dovuto ricredere. Il congresso, prima ancora di essere la cerimonia di chiusura di un anno, è un momento di grande confronto tra rotariani e per i rotariani, un’occasione unica per fare il punto della situazione, su chi siamo e dove stiamo andando e per poter scambiare le proprie idee e le proprie impressioni con soci provenienti da altri club.
Ho trovato di grande interesse tutti gli interventi dei relatori, a cominciare dal prof. Elio Franzini (Magnifico Rettore dell’Università Statale di Milano) che ha sottolineato l’importanza del senso di comunità del Rotary in un contesto solipsistico come quello attuale e la necessità di aggregarsi attorno ad un simbolo per tenere vivo il fuoco della cultura e dei valori. All’esposizione di Franzini hanno fatto eco le parole di Mons. Carlo Azzimonti (Vicario Episcopale per la città di Milano) che ha definito i rotariani “agenti positivi del cambiamento nel pensiero e nell’azione”.
Sono stato colpito dalla testimonianza di Fra Marcello Longhi (Opera di San Francesco) che ha parlato di un modello di sviluppo comunitario che non può prevedere la produzione di “scarti umani” e di un volontariato che necessità di essere svolto con una logica professionale, ribadendo la necessità di far sentire la voce della cultura per evitare di diventare (sic.) dei “cinghiali ignoranti”.
Infine (non certo per ordine di importanza) ho colto con grande attenzione ed interesse gli spunti del governatore Franz Müller e del Rappresentante del Presidente Internazionale, PDG Alberto Ganna, intervenuti sul palco a più riprese. Pensieri lungimiranti e ricchi di ispirazione che meriterebbero di essere riportati nella loro completezza tanto possono essere d’aiuto al nostro agire quotidiano di rotariani dentro e fuori dal club. Le loro parole fanno intravedere il Rotary del futuro, un Rotary connesso con le comunità e attorno alla cui leadership si aggregano persone, un Rotary che agisce per far agire, che prende posizione sui temi civili e sociali e che per questo necessita di farsi conoscere al di fuori dei confini associativi per quello che è e quello fa. Un Rotary all’insegna della leadership e dell’integrity ma anche e soprattutto del valore fondante della diversity che deve incorporare al suo interno differenze di genere, professione, età ed ideologia per essere rivoluzionario oltre che evoluzionario.
Al di là del pensiero (e in ossequio a quanto poc’anzi detto) si è parlato anche di azioni e di progetti concreti che il Rotary sta portando avanti a livello locale e internazionale e di come questa progettualità diffusa debba in qualche modo ricondursi ad un contesto unitario e coordinato che qualifichi e valorizzi l’azione del Rotary e dei rotariani, che sono tali perché professionisti ed imprenditori.
Un contesto così ricco di spunti ed idee, potrete immaginarlo, ha dato vita nelle pause congressuali ad un dibattito seminale tra i soci. Dibattito che per me ha rappresentato anche l’occasione per poter conoscere persone nuove e stimolanti e godere di un’utile visione di insieme sulle diverse anime che compongono il distretto 2041.
Un ringraziamento va a tutti i soci del nostro club che erano presenti e che mi hanno introdotto a questa nuova esperienza. Per quanto il club sia un ambiente piacevolmente accogliente e propositivo, uscire per una volta dalla mia zona di comfort e mettere il naso fuori dalla finestra mi ha consentito di incamerare nuove idee e punti di vista che all’atto pratico sono il carburante del nostro sodalizio.
Al termine di questa giornata sono tante le domande ed i dubbi che meritano un ulteriore approfondimento e un’ulteriore riflessione. Alcuni di questi, forse per loro stessa natura, non troveranno risposta. Altri invece, con il favore del tempo, dell’esperienza e della saggezza dei miei compagni di strada, guideranno nei mesi a venire il mio percorso attraverso il Rotary. Un percorso che anche grazie a questo convegno sta diventando di giorno in giorno sempre più grande e complesso. E proprio per questo affascinante.